Il progetto, realizzato grazie ad una donazione privata in memoria di Egle Persiani
Maurizio Pelizziarie Leo Gallo, mira a offrire una casa e un luogo di crescita e sviluppo a bambine e ragazze in stato di grave vulnerabilità di Lokossa, città del Benin.
CONTESTO
Un proverbio, diffuso nel nord del Benin, recita: “All’arrivo del primo ciclo mestruale, una ragazza deve essere a casa con i suoi genitori. Per il secondo ciclo, deve vivere con suo marito». In sintesi: avete solo pochi mesi per sposare vostra figlia dopo la sua prima mestruazione – e quindi spesso per farle interrompere gli studi.
Uno studio del 2015 su comportamenti, atteggiamenti e pratiche violente contro i bambini, mostra infatti che il matrimonio precoce delle ragazze è una pratica comunemente accettata. Può avere due origini: l’interpretazione dei precetti religiosi e tradizionali, ma anche la povertà delle famiglie, che costringono le proprie figlie a sposarsi per interessi economici. Qualunque sia il motivo, i dati parlano chiaro: quasi una ragazza su dieci (8,8%) si sposa prima dei 15 anni, e più di tre su dieci (31,7%) prima dei 18 anni.
Questi matrimoni forzati hanno un impatto significativo sull’accesso all’istruzione: mentre alla scuola primaria vi è quasi la parità tra gli iscritti maschi e femmine, il divario si allarga via via che si va avanti ed oggi su 100.000 abitanti, 1.700 ragazzi frequentano ora l’istruzione superiore, rispetto a sole 630 ragazze.
Ma i matrimoni precoci non sono l’unica causa di abbandono scolastico. Talvolta infatti capita che una famiglia affidi una ragazza a dei parenti (spesso uno zio o una zia) perché possa essere più vicina alla scuola e studiare in condizioni migliori, spesso vengono poi costrette a svolgere piccoli lavoretti in modo da contribuire alle spese. Questo fenomeno, chiamato “vidomegon”, va incontro a gravi abusi: sfruttamento minorile, abusi, prostituzione, ecc.