Disabilità e accessibilità

Nel 2009 l’Italia ha ratificato la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità impegnandosi a dare maggiore diffusione al nuovo modello di approccio alla disabilità basato sui diritti umani e sulle libertà fondamentali di ogni essere umano che tiene conto dei suoi desideri, aspettative, preferenze e garantisce il diritto inalienabile di avere un proprio percorso nella prospettiva della migliore qualità di vita possibile.
La disabilità non va più intesa come una caratteristica della persona (la persona non è la sua malattia) ma è l’interazione negativa con il contesto a determinare effetti disabilitanti a causa di svariati tipi di barriere.

Tra le disuguaglianze la disabilità è ancora oggi tra le principali cause di esclusione, marginalizzazione, di impossibilità di sviluppare l’autonomia e le potenzialità della persona, di raggiungere le proprie aspirazioni ,desideri e pari opportunità in tutti i campi.
Nonostante i grandi passi in Italia dal punto di vista legislativo e teorico, purtroppo la realtà del nostro territorio “urbano o rurale” ci mostra una situazione a dir poco imbarazzante, dove gli ostacoli e le barriere di tutti i tipi si rincorrono e si sovrappongono.
Basandosi quindi sull’acquisizione del concetto di disabilità, che vede la centralità della persona in relazione all’ambiente che la circonda, la nostra attenzione si deve spostare innanzitutto sull’osservazione critica dello spazio che ci circonda includendo nel termine spazio anche l’applicazione di tutti quegli strumenti pensati e progettati per abbattere e/o facilitare la persona con disabilità in tutte le sue attività e nella lettura-comprensione della realtà.

Nasce quindi la necessità di definire l’accessibilità di un ambiente, di un luogo, di un sito, di un cartello di segnaletica etc. Riuscire cioè a riconoscere le barriere che nei secoli si sono accumulate nelle nostre città e che, nonostante le norme, ancora non vengono rimosse. Ma ancor più indispensabile è che il concetto di accessibilità entri nel vivere comune e non si continui a costruire edifici, giardini o a realizzare mezzi di trasporto, macchinari non accessibili o non collegati tra loro secondo la logica dell’interscambio creando cioè interi percorsi facilitati per tutti.
Bisogna quindi che i giovani imparino a riconoscere le barriere naturali o costruite e si impadroniscano del concetto di ACCESSIBILITA’ e di ARCHITETTURA FOR ALL attraverso semplici esperienze di PROGETTAZIONE UNIVERSALE (Universal Design) per una UTENZA AMPLIATA (persone con disabilità momentanea o soltanto in alcuni periodi della propria vita come bambini, anziani, donne in gravidanza, lavoratori, persone straniere di lingua e culture diverse, etc). Capiscano che l’ambiente va progettato e/o modificato per tutti e non per le sole persone con disabilità con rimedi dedicati.

Buone pratiche per i ragazzi per ridurre le disuguaglianze

Innanzi tutto va chiarito che andrà introdotto il tema delle barriere architettoniche, sensoriali, cognitive e culturali in modo ludico/ esperenziale per poi, via via affrontare l’argomento in maniera sempre più critica e risolutiva di un problema concreto individuato dai ragazzi (problem -solving) evitando, soprattutto per i più piccoli , l’approccio con lezioni frontali.

  1. Gli alunni o ragazzi si dividono in gruppi e individuano le barriere presenti nella scuola (nella propria abitazione) o nel percorso urbano per recarsi a scuola o ad attività sportive o ricreative . Passano poi a documentare con foto, video, disegni e mappe le varie tipologie di barriere. Analizzano come poter abbattere le barriere o facilitare i percorsi e attraverso il confronto tra pari ,prima, e un attento equilibrio tra autonomia e supporto degli insegnanti ed esperti nel campo dell’accessibilità invitati ad incontri , preparano le loro proposte. Sarebbe infine auspicabile riuscire ad organizzare incontri con Responsabili dei Comuni o delle Municipalità, tecnici delle Province o dei vari Enti e riuscire a far realizzare per esempio l’ eliminazione delle barriere proposte (architettoniche) o migliorare la segnaletica (cognitive e culturali) o l’illuminazione (sensoriali). Un progetto che a scala e capacità diverse (a secondo del grado di istruzione in cui si interviene), attraversa più fasi:osservazione, informazione, approfondimento di tematiche prima sconosciute, presa di coscienza di problemi, formulazione , confronto e scelta di proposte, responsabilizzazione critica dei fenomeni sociali. Infine l’auspicabile realizzazione delle proposte elaborate rendendoli protagonisti di un reale cambiamento dal basso, contribuirebbe ad invogliare ad altre esperienze di cittadinanza attiva, di buona politica , di scelte partecipate per una società migliore e ad avviare il percorso di formazione di un cittadino responsabile nel futuro.
  2. Altra possibile esperienza da proporre agli insegnanti potrebbe essere un lavoro sull’uso di un linguaggio più rispettoso della persona con disabilità secondo l’approccio introdotto dalla Convenzione ONU utilizzando un piccolo e semplice opuscolo “Le parole giuste” (anche in formato PDF accessibile), pubblicato a cura di INTESA SANPAOLO in collaborazione con ANFFAS e l’Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità della Presidenza del Consiglio dei Ministri (allegato). Eliminare parole ed espressioni ancora usate nel linguaggio comune che risentono di antichi retaggi, pregiudizi inconsci e stigmi sociali ; offrire invece linee guida utili per un approccio non più pietistico o prettamente medico legato alla malattia , ma che metta in primo piano la persona (es . persona con disabilità motoria, persona con disturbo dello spettro autistico , persona con sindrome di Down).Un linguaggio che colga sempre la volontà della persona chiedendo direttamente il suo personale parere, ove possibile (AUTODETERMINAZIONE e AUTORAPPRESENTANZA).
  3. Presentare ai ragazzi con semplici esercizi il linguaggio “easy to read” (tecniche e grafica) come strumento semplice e chiaro di comunicazione e comprensione facilitata da utilizzare in famiglia, con i compagni , nel futuro lavoro con persone con ridotte capacità visive e soprattutto cognitive.