Si parla di disuguaglianza di genere quando un genere è sottorappresentato e/o svantaggiato nei diversi contesti e ambiti della vita pubblica, sociale, economica, politica, nonché nella sfera privata e quotidiana. Questo fenomeno colpisce, anche se in misure e modalità diverse, le donne di tutto il mondo, lungo le varie fasi della loro vita.
Sono diversi gli ambiti della vita quotidiana in cui le disuguaglianze tra uomo e donna pesano a sfavore della seconda. L’istituto europeo per l’uguaglianza di genere (Eige) ne ha individuati 6: lavoro, denaro, conoscenza, tempo, potere e salute. Sulla base di indicatori rappresentativi di queste aree, ogni anno l’istituto elabora l’indice per la disuguaglianza di genere, affidando a ogni paese un punteggio da 1 a 100. Con ampio distacco il paese che risulta avere il maggior livello di parità è la Svezia. L’Italia con 65 punti su 100 si colloca poco al di sotto della media europea pari a 68,6. Fanno eccezione la sanità, dove il dato italiano (89) è in linea a quello medio (88,7) e in negativo la sfera lavorativa, dove l’Italia è ultima tra i 27 paesi Ue, con 63,2 punti su 100. Le disparità di genere in Italia sono particolarmente incisive nella sfera lavorativa.
E’ importante sottolineare che il discorso sui divari di genere è molto più ampio perché riguarda non solo le donne biologiche, ma tutte quelle persone che si identificano in un genere diverso da quello di nascita, o che non si identificano in nessuno o in entrambi i generi maschile e femminile.
La violenza verso le donne si manifesta con diverse forme, spesso culturalmente approvate nei contesti sociali di riferimento, come il fenomeno delle spose bambine, la mutilazione genitale femminile, la tratta degli esseri umani fino agli stereotipi e disparità di genere nella lingua.
Il nostro attuale sistema economico è un’arma silenziosa che danneggia quotidianamente donne, ragazze e persone non binarie. La privatizzazione dei servizi pubblici, la riduzione della protezione sociale e la diminuzione dei finanziamenti per le organizzazioni femministe e per i diritti delle donne sono solo alcuni esempi di scelte politiche che impattano fortemente sulla vita delle donne, delle ragazze e delle persone non binarie; la loro autonomia, i loro diritti, il loro benessere e persino la loro sicurezza di base.
Si può invertire questa rotta a partire da investimenti pubblici in infrastrutture sociali che permettano di ridurre il lavoro di cura a carico delle donne e incrementino l’occupazione femminile. Dall’adozione da parte del settore pubblico e privato di politiche volte alla realizzazione delle pari opportunità del proprio personale. Dal sostegno tecnico e finanziario ai movimenti femministi, alle associazioni di donne e persone LGBTQI+ per garantire l’esercizio dei loro diritti in contesti sicuri e liberi da ogni forma di discriminazione. Dalla definizione di efficaci politiche e adeguati finanziamenti per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere. Dall’ adozione di politiche e strumenti per la parità di genere nelle scuole e per combattere discriminazioni e stereotipi sin dai primi anni di vita.