Le disuguaglianze derivate dall’ambito familiare si riferiscono alle disparità sociali, economiche e culturali che emergono a causa delle differenze tra le famiglie in termini di risorse, comportamenti e condizioni. Esse hanno un impatto significativo sulle opportunità e sui risultati di vita degli individui che, fin dall’infanzia e dall’adolescenza, presentano maggiori difficoltà di accesso, godimento e fruizione di beni e servizi.
Come messo in luce Bourdieu, il capitale sociale e culturale viene trasmesso dalle famiglie ai figli, rafforzando e riproducendo, in modo continuativo e organico, comportamenti sociali, valori e capacità di valutazione e giudizio del mondo che ne inficiano lo sviluppo umano e professionale.
Possiamo evidenziare diverse tipologie di diseguaglianze, in quest’ottica, in rapporto a determinate aree tematiche
- Capitale economico: maggiori risorse finanziarie permettono ai genitori di investire di più sull’istruzione, la formazione e le attività extrascolastiche dei figli, generando per loro un vantaggio competitivo, in termini professionali e sociali, rispetto a coloro i quali non godono delle stesse possibilità di accesso a servizi di qualità.
- Capitale culturale: come indicato precedentemente, i familiari trasmettono competenze sociali, culturali, linguistiche ai propri figli, influenzando pensieri, valori, aspettative e ambizioni. Famiglie con un alto capitale culturale (e spesso anche economico) tendono a mettere in atto una “coltivazione concertata”, svolgendo un ruolo attivo nella formazione dei figli e orientandone aspirazioni e successi; al contrario, chi dispone di un basso capitale culturale persegue la strada della crescita naturale, mettendo al centro la famiglia e demandando alla scuola la funzione educativa.
- Capitale sociale: chi dispone di reti sociali e network più ampi e influenti spesso può garantire ai figli maggiori opportunità di carriera, attraverso bonarie raccomandazioni, stage, tirocini e posti di lavoro assicurati. Al contrario, famiglie con reti sociali limitate non possono offrire le stesse possibilità.
- Povertà educativa e diseguaglianze intergenerazionali: se i genitori presentano un basso livello di istruzione, è più probabile che non riescano a fornire sufficienti stimoli ai propri figli, limitandone lo sviluppo di capacità, talenti e ambizioni. La povertà educativa, in questo senso, rappresenta un circolo vizioso che si riproduce di generazione in generazione, contribuendo a mantenere i bambini di famiglie svantaggiate in una condizione di debolezza e fragilità.
- Ambiente familiare: un ambiente familiare disfunzionale può compromettere lo sviluppo emotivo dei bambini. Famiglie che affrontano povertà, disoccupazione o conflitti interni possono non essere in grado di offrire un clima sicuro e stimolante, creando disuguaglianze in termini di benessere psicologico. Inoltre, le famiglie che affrontano una crisi (di coppia, economica o sociale) rischiano di non dedicare sufficiente tempo e attenzioni ai propri figli, instaurando rapporti instabili e conflittuali che invalidano la crescita umana e professionale dell’individuo.
- Quartiere di provenienza: le famiglie a basso reddito sono spesso costrette a vivere in quartieri svantaggiati, segnati da degrado urbano e difficoltà di accesso a servizi essenziali, spazi sicuri e centri aggregativi e culturali, alimentando la spirale concentrica della povertà educativa.
- Povertà educativa e devianza: un contesto sociale segnato da povertà educativa, in cui le limitate opportunità di sviluppo impediscono il raggiungimento degli obiettivi sociali come il successo economico, può alimentare l’adozione di comportamenti criminali, validi per raggiungere i suddetti traguardi in maniera alternativa.